“Caso Val di Susa in Salento”

Una valanga di cemento, calcestruzzo e asfalto inonderà una delle aree piú suggestive e ancora integre del Salento: il terzo tronco della strada a quattro corsie del progetto per rifare la statale 275 prevede trincee interrate per 700 metri e un viadotto di mezzo chilometro nelle zone piú belle del Capo di Leuca. Il viadotto a tre campate e con 26 piloni alti 12 metri distruggerà il paesaggio tra il pianoro dell’insediamento rupestre di Macurano, proprio sotto Montesardo, e l’ultima propaggine murgiana delle Serre salentine, coperta da uliveti secolari coltivati a terrazza. Dice il sindaco di Alessano, Luigi Nicolardi, architetto di 45 anni, diessino alla guida di una giunta di centrosinistra: «é una follia costruttivista, un vero delitto contro l’ambiente, e tutto per far recuperare tre-cinque minuti agli automobilisti in viaggio per Leuca. Ci faremo sentire con durezza. A Cortina stanno bloccando un viadotto in montagna, assurdo costruire queste opere da noi per dislivelli di pochi metri. Faremo del Capo di Leuca un’altra Val di Susa. Noi la strada a quattro corsie non la vogliamo, meglio mettere in sicurezza l’attuale percorso e realizzare qualche circonvallazione a basso impatto ambientale». Da qualche giorno i sindaci interessati al tracciato della statale (deciso dalla regione durante la precedente legislatura) hanno ricevuto il progetto definitivo dal Sisri, la società che gestisce le infrastrutture delle aree industriali. L’opera prevede una quarantina di chilometri, da Scorrano, a Sud di Maglie, fino a Leuca, con una spesa di 270 milioni, in parte disponibili. Da Montesano in poi il territorio diventa straordinariamente bello. Specchia, Alessano, Presicce, Tricase e gli altri comuni del Capo sono le nuove perle del turismo di qualità, scoperte negli ultimi anni da viaggiatori e turisti del Nord Italia, della Gran Bretagna, della Germania e della Svezia. Sono luoghi che ammaliano e catturano l’anima di quanti si avventurano fino all’estremo lembo d’Italia: centri storici tra i piú accattivanti in Puglia, castelli, palazzi, siti archeologici e architettura contadina in una campagna ancora integra, realizzata dall’uomo con una fatica secolare, con ulivi che hanno piantato le radici tra le rocce, muretti a secco e casine (le pajare) per gli attrezzi da lavoro. Della superstrada si parla da anni e si litiga. Fino a Montesano la vogliono tutti, per servire capannoni e supermercati. é il tratto piú intasato e pericoloso, con molti incidenti anche mortali. Poi il fronte si divide, spesso in base alle appartenenze politiche. In realtà, il Capo di Leuca non é terra per automobilisti frettolosi e distratti, ma per visitatori e viandanti attenti e pensierosi. é la terra di don Tonino Bello, sacerdote e vescovo della religione contadina, che dalla povertà e dignità della gente del Capo ha tratto parole vigorose di amore per le persone e la natura. «La strada – sottolinea Nicolardi – spacca in due il Capo di Leuca. é prevista su un terrapieno e creerà una barriera fisica e mentale tra comunità oggi fortemente integrate. Le frazioni saranno lacerate dai comuni di appartenenza, l’intreccio tra contrade agricole con i loro forti simboli e le solidarietà costruite nel tempo sarà stravolto. é un territorio forte e delicato insieme, che lega boschetti, uliveti, piccole pianure che raccolgano le acque piovane. Un’opera cosí pervasiva offende ogni equilibrio. Un’opera inutile che non porta vantaggi a nessuno». Il sogno dell’industrialismo nel Sud Salento é in parte tramontato. Gli stabilimenti del manifatturiero della scarpa e dell’abbigliamento sono in crisi. Filograna e Adelchi stanno tentando di salvare nuclei produttivi, ma é dura. La nuova statale era stata pensata in un’altra epoca, quando si sperava che le fabbriche avrebbero arrestato l’emorragia dell’emigrazione. «Bisogna velocizzare il trasporto delle merci su gomma», era il concetto ricorrente di imprenditori, sindacalisti e politici. Ma di camion ne circolano sempre meno nel Sud Salento. I sindaci piú attivi hanno cercato di aprire nuove possibilità di lavoro legate alla cura dell’ambiente, dei centri storici e alle attività produttive di qualità. Migliaia di persone che visitano questa parte del Salento ne rimangono stregate. Non sono pensionati in fuga dalle città europee, ma individui attivi: imprenditori e manager affermati, docenti universitari, giornalisti e artisti che portano con sé esperienze nuove e idee. La fede di don Tonino per la «convivialità delle differenze» ha reso fertile una cultura anche politica e una nuova classe dirigente convinta che l’antico destino della marginalità puó; essere sconfitto. Francesco Winspeare, fratello del regista Edoardo, é uno dei promotori della salentinità. Con un socio ha realizzato un’azienda vitivinicola a Depressa, una frazione di Tricase, e commercia con il Giappone, gli Stati Uniti e l’Europa. La sua rete di amicizie é vasta. «Inglesi, svedesi e americani ci sentono come un mondo a parte. Non ci associano alla Toscana o all’Umbria, pensano che siamo una terra in mezzo al Mediterraneo. Vengono qui convinti di trovare un territorio arretrato e misero. Poi visitano i paesi, vedono la nostra dignità e la nostra pulizia, verificano l’accoglienza straordinaria e decidono di tornare e di comprare casa. Per viverci e non solo per la vacanza». Uno degli esempi ricorrenti é quello di Alastair McAlphine, un lord inglese, tesoriere del partito conservatore della Tachter, che a Marittima, vicino a Castro, ha messo su una casa museo in un vecchio convento dedicato alla Madonna di Costantinopoli, la cui venerazione é ricorrente in tutti i paesi del Capo. Stanno arrivando anche gli americani e piccole comunità sentono una linfa nuova animare realtà abituate alla stagnazione e all’emigrazione. In nome di questa scelta sta esplodendo la protesta contro il viadotto e la statale 275. Il Capo di Leuca é un triangolo con due lati segnati dai mari Adriatico e Jonio. Perifericità e marginalità economica hanno segnato la storia di due-trecentomila persone. Mai, dal dopoguerra, ci sono state manifestazioni di ribellismo inconcludente o di rivolte populistiche. Pazienza, spirito di sopportazione, tenacia e coraggio hanno rafforzato il carattere di una popolazione diversa anche dal resto del Salento. La gente é mite e gentile; saluta e accoglie le persone che non conosce. «Siamo un po’ isola – osserva Rolando Civilla, tipografo e piccolo editore di Presicce -. Il nostro é un posto forte: la luce del sole, il vento, il mare e la campagna aspra formano pensieri ed emozioni. Ma siamo anche apertissimi alle contaminazioni». Gli abitanti del Capo coltivano nell’interiorità la rivolta morale. Ha scritto don Tonino: «…Vivere non é trascinare la vita, non é strappare la vita, non é rosicchiare la vita… Vivere é assaporare l’avventura della libertà». Questa cultura circola oggi nel Sud Salento. «Il potere dei progettisti, degli appaltatori e delle strutture tecniche non puó; sostituirsi alla nostra gente. Saremo noi a decidere sulla strada e a bloccare le azioni che distruggono la nostra terra». Un viadotto nella provincia piú pianeggiante della Puglia sarebbe uno schiaffo al buon senso, in una terra già intasata dal sistema viario piú esteso d’Italia.

tratto da La Gazzetta del Mezzogiorno
di Tonio Tondo
pubblicato il 17/12/2005

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