di Vincenzo Santoro
da Anci Rivista, dicembre 2009
A Toritto, borgo agricolo alle porte dell’Alta Murgia barese, è ancora molto viva la tradizione di una questua natalizia. I gruppi di questuanti, che nel periodo del Natale girano per il paese offrendo musiche e canti in cambio di un’offerta, sono chiamati “fornai” perché, come introduzione al canto tradizionale – che di fatto è una lenta tarantella – utilizzano un “grido”, una formula urlata da due dei cantatori che si alternano nei pressi della casa che stanno per visitare. Questa formula era utilizzata dai garzoni dei forni comuni per avvisare al mattino presto che il forno era caldo e le donne potevano iniziare a portare il pane e i dolci per cuocerli.
Gianni Amati, giovane musicista e ricercatore pugliese, che ci ha fornito le informazioni per questo articolo, ha raccolto in paese queste strofe:
Sia lodetë Gesù Marì
joscë e sembë!
cë tenë fareinë ca tembrë
e cuddë ca na në tenë
a aiutë u Sandissëmë Sacramendë!
faciscitë u ciulatiddë o fërnarë
Sia lodato Gesù e Maria
oggi e sempre
chi ha la farina che impasti
e chi non ne ha
lo aiuti il Santissimo Sacramento
fate il tarallo al fornaio
Anticamente le voci, due o tre, che si alternavano, erano accompagnate dal tamburello e dalla tradizionale chitarra “battente”, prima affiancata e in seguito sostituita dalla chitarra “francese”, a cui dagli anni ‘60 si è aggiunta anche la fisarmonica.
I gruppi, attualmente due, sono composti da soli uomini, in prevalenza agricoltori; l’arrivo delle squadre è accolto in un clima di festa e convivialità, percepibile in tutto il paese. Il rito è tutt’ora molto sentito anche da giovani del luogo, che seguono le “squadre” o ne prendono parte attivamente. Le famiglie attendono i “fornai” con la tavola imbandita e al loro arrivo talvolta telefonano ai parenti (a volte si tratta di emigrati ritornati per le vacanze natalizie), radunati appositamente in una casa per fargli ascoltare i canti. In questi momenti la commozione è tangibile, la visita dei “fornai” è considerata un onore, un omaggio bene augurante per la famiglia, utile anche per rinsaldare rapporti di amicizia e comparatico, oppure per riappacificarsi dopo un periodo di rapporti turbolenti. Dopo aver consumato quello che la famiglia offre loro, i “fornai” eseguono un canto di ringraziamento, “la pastorellë” (la pastorella) una variante locale del più noto “Tu scendi dalle stelle”, e porgono gli auguri ricevendo un offerta in denaro dal padrone di casa. La mattina a fine della funzione che si celebra all’alba in chiesa “i fornai” eseguono il canto al suo interno.
Naturalmente, come sempre in questi casi, la tradizione si è potuta salvaguardare anche grazie alla presenza di alcuni grandi maestri, veri “alberi di canto” che hanno restituito alle generazioni più recenti questi usi antichi. A Toritto, uno dei più importanti cantatori e suonatori, rappresentante della tradizione dei “fornai” è stato Vito Lisi, morto ultranovantennte proprio quest’anno.
(il video, tratto da youtube, è di Mimmo Savino)