Canti e suoni della tradizione di Carpino

di Vincenzo Santoro

da Il Paese Nuovo del 15 settembre 2011

carpinocd“Quando per vecchiaia se ne saranno andati anche gli ultimi cantatori, pastori e contadini nati negli anni ‘20, non ci sarà più modo di poter ascoltare dal vivo la musica di tradizione di Carpino, e di capire di chi siamo figli, e da dove proveniamo.”

Con queste amare considerazioni Pio Gravina e Enrico Noviello aprono il loro ultimo lavoro, Canti e suoni della tradizione di Carpino, composto da due Cd audio con un libretto allegato, appena pubblicato in una agile ed elegante veste editoriale da Kurumuny.

Non c’è più molto tempo dunque, prima che gli ultimi “alberi di canto” scompaiano, e con loro vada perduto un patrimonio straordinario. E proprio per cercare di salvare il salvabile, di documentare quanto possibile di questo meraviglioso giacimento di memorie e di suoni antichi, Gravina e Noviello, che sono insieme valenti musicisti della “riproposta” e appassionati studiosi, hanno deciso di intraprendere la stessa strada percorsa prima di loro dai grandi ricercatori, a partire da Alan Lomax, Diego Carpitella e Roberto Leydi, che fin dagli anni ’50 del secolo scorso hanno fatto oggetto della loro attenzione e dei loro studi le bellissime e struggenti musiche di tradizione orale dei centri del Gargano, legate alla permanenza dell’uso di un particolare tipo di chitarra di foggia antica, detta “battente”.

Per due anni hanno frequentato gli ultimi esponenti della tradizione carpinese (Nunzia D’Antuono detta “Capëriccë”, Michele Maich Maccarone, detto “Farfonë”, Matteo Scanzuso detto “Viatissë”, Carlo Trombetta detto “Lavrònë”, Michele Di Giacomo, detto “Pëlìgnë”, Angela Sacco detta “Cacuddë”), accompagnandoli con la chitarra battente e quella “francese” (la classica) nei “sonetti” eseguiti nei tre modi tradizionali (alla “montanara”, alla “viestesana”, alla “rodiana”) e documentando questi incontri.

Una selezione dei materiali sonori provenienti da questa ricerca, scelti in base al valore documentario, alla qualità delle performance vocali, e al fatto di contenere strofe e modalità esecutive di particolare interesse o in qualche modo diverse da quelle finora conosciute, compone il primo Cd della raccolta. Il secondo invece contiene una serie di canti provenienti dalle ricerche storiche, a partire da un “rodiana sporca” registrata nel 1966 da Roberto Leydi e Diego Carpitella dalla viva voce di Antonio Di Cosmo, detto “Marèssë”, passando per alcuni brani registrati da Ettore De Carolis nel 1967 (uno dei quali eseguito dal mitico Andrea Sacco, forse il più grande dei cantatori e suonatori di chitarra battente del Gargano, scomparso il 16 marzo del 2006, autore di Accomë j’eia fa’ p’ama ’sta donnë, una sorta di archetipo del canto conosciuto come “tarantella del Gargano”, a cui Noviello ha dedicato nel 2005 un libro con Cd, Andrea Sacco suona e canta), per arrivare ad altri brani registrati nel corso di alcune sessioni informali degli anni ‘80 e a esibizioni più recenti dei componenti dei Cantori di Carpino, tra cui spicca una notevole ninna nanna eseguita da Antonio Piccininno, l’ultimo componente “anziano” del gruppo rimasto ancora in attività.

Dall’ascolto di questa affascinante sequenza musicale, che nelle intenzioni dei due ricercatori vuole “restituire un’idea complessiva di uno dei corpus musicali della tradizione agricolo pastorale più interessanti di tutta Italia”, si rimane ancora una volta colpiti dalla complessità e dal virtuosismo delle tecniche strumentali e vocali elaborate nel centro della Capitanata, e dall’estrema raffinatezza e varietà – al limite dell’eclettismo – delle soluzioni poetiche, finalizzate in gran parte allo svolgimento delle “serenate”, che in passato venivano eseguite secondo un preciso rituale, che “facilitava le scelte reciproche dei partner”.

Di contro, la pubblicazione di una nuova preziosa ricerca di questo tipo ripropone un’annosa questione, che potremmo sintetizzare in una domanda: esiste solo la “tarantella” nel patrimonio orale del Gargano? In qualche modo, in analogia (ma in misura molto maggiore) con quanto è accaduto nel Salento per le “pizziche” e le musiche del tarantismo, l’interesse dei ricercatori nel corso dei decenni si è concentrato prevalentemente sui repertori eseguiti sulla chitarra battente, di cui per fortuna abbiamo un’ampia documentazione (che tra pochi mesi sarà anche completamente consultabile a Bari, presso l’Archivio Sonoro Pugliese situato nella Cittadella della Cultura), mentre rimangono praticamente sconosciute – anche perché di fatto poco o niente documentate – le altre forme musicali, che pure in una società essenzialmente agricola e pastorale come quella garganica dovevano esistere. E anche il circuito della riproposta, a partire dalle prime pionieristiche esecuzioni della Nuova Compagnia di Canto Popolare di Roberto De Simone e dei Musicanova di Eugenio Bennato e Carlo D’Angiò, fino a tutti i gruppo attuali, ha concentrato la sua attenzione su questi brani così poetici e ricchi di fascino, tralasciando completamente il resto.

Al di là di questa considerazioni, Canti e suoni della tradizione di Carpino rappresenta, anche grazie alle sintetiche ma efficaci note dei curatori e alle opportune traduzioni dei canti dal suggestivo ma decisamente ostico dialetto carpinese, un contributo importante per la conoscenza del patrimonio di una delle più straordinarie “isole sonanti” del nostro Paese. Dobbiamo rendere il giusto merito anche all’Associazione “Carpino Folk Festival”, che ha sostenuto la ricerca e la pubblicazione, dimostrando così di avere una strategia lungimirante, che non si limita soltanto all’organizzazione di belle iniziative spettacolari estive, che continuano ad attirare sul Gargano migliaia di appassionati, ma punta anche alla promozione di una conoscenza più approfondita dei valori culturali del territorio.

Canti e suoni della tradizione di Carpino

a cura di Pio Gravina e Enrico Novello

Cd doppio con libretto, Edizioni Kurumuny 2011

 

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