Nuovi tesori dal “cantiere aperto” dell’Archivio Sonoro della Puglia

Vincenzo Santoro da Il Paese Nuovo del 6 dicembre 2011
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A meno di due anni dalla costituzione, l’Archivio Sonoro della Puglia si fa sempre più consistente, muovendo altri decisivi passi verso una sistematica raccolta di documentazione sonora, audiovisiva e fotografica riguardanti le musiche tradizionali della regione, dai primi anni ’50 fino ai nostri giorni.

Il 7 dicembre verrà presentata la versione aggiornata dell’Archivio, che, collocato presso la Cittadella della Cultura di Bari (sede dell’Archivio di Stato e della Biblioteca Nazionale), consentirà l’accesso diretto e completo ad oltre 5.000 documenti, in gran parte inediti. Il nuovo sistema di consultazione permetterà inoltre, collegandosi all’indirizzo www.archiviosonoro.org/puglia, l’accesso a tutti i materiali raccolti, che potranno essere ascoltati o visualizzati online per i primi 40 secondi.

Il notevole accrescimento del patrimonio acquisito è stato possibile grazie alle tante collaborazioni realizzate con prestigiose istituzioni nazionali, dall’Accademia Nazionale di Santa Cecilia al Museo Nazionale di Arti e Tradizioni Popolari, dal Piccolo Teatro di Milano al Centro di Dialettologia e di Etnologia di Bellinzona fino alle Teche Rai.

Così, se gli sterminati giacimenti di queste ultime hanno rivelato veri e propri tesori, a partire dal video integrale – realizzato da Roberto Negrin per la Rai e mai trasmesso – che documenta quel capolavoro di ricerca e spettacolo che è stato il Sentite buona gente di Roberto Leydi (evento sulla tradizione musicale italiana del 1966, svoltosi a Milano, a cui parteciparono per la Puglia un gruppo di suonatori di Carpino e l’“orchestrina terapeutica” del tarantismo capitanata da Luigi Stifani di Nardò), l’archivio del Piccolo Teatro ha permesso di recuperare documenti particolarmente utili per una sua piena comprensione, dalle foto di Luigi Ciminaghi al libretto di sala firmato da Roberto Leydi e Diego Carpitella.

Allo stesso modo, alla copiosissima, e in molti casi, inedita documentazione raccolta su un autore di confine come Matteo Salvatore, presente nel Fondo Profazio, si aggiungono tutte le sue apparizioni in trasmissioni radiofoniche e televisive, a partire da un’irresistibile comparsa sul piccolo schermo del 1957. Ancora, alle opere di documentaristi di grande prestigio, come Luigi Di Gianni e Gianfranco Mingozzi, si accostano reportage, spesso anonimi, che riguardano i riti del tarantismo a Galatina fin dagli anni ’60 o della focara di Novoli, mentre si coglie uno strabiliante Uccio Aloisi in un movimentatissimo episodio del “baratto culturale” sperimentato nel 1974 nel Salento da un geniale eversore delle forme tradizionali di teatro come Eugenio Barba e il suo Odin Teatret.

Rispetto alla versione precedente dell’Archivio, alla già rilevante documentazione realizzata in Puglia dai padri fondatori della moderna ricerca antropologica ed etnomusicologica, da Ernesto De Martino ad Alan Lomax e Diego Carpitella, da Roberto Leydi ad Annabella Rossi, si aggiunge ora un immenso patrimonio di suoni e canti raccolti da ricercatori privati che, senza il supporto di alcuna istituzione, si mossero autonomamente per preservare, su pellicola o nastro magnetico, la memoria queste salienti rappresentazioni dell’espressività popolare.

Da Luigi Chiriatti, indirizzato da Rina Durante al recupero delle tradizioni salentine fin dagli anni ‘70, a Giovanni Rinaldi, che assieme ad altri ricercatori si mosse negli stessi anni verso una organica rilevazione delle culture orali del Tavoliere; da Ettore De Carolis, autore negli anni ’80 di una pregevole raccolta sulla tradizione della chitarra battente del Gargano, ad Otello Profazio, che negli stessi anni batteva vari territori della regione alla ricerca di ispirazione per la sua attività di spettacolo, fino a nomi del tutto sconosciuti come Salvatore Panizza, autore di un’esemplare ricerca amatoriale sui canti in grico di Corigliano d’Otranto, o, per rimanere al Salento, come Giacinta Rampino, a cui si deve la rara documentazione raccolta nell’entroterra gallipolino sulle tradizioni del Santu Lazzuru e delle matinate, l’Archivio costituisce anche un singolare intreccio tra vicende umane e intellettuali che, dopo anni di esaltanti ma spesso misconosciute ricerche in solitaria, sembrano aver trovato infine una “casa comune” in cui porre al riparo le proprie fatiche e restituirle a una fruizione pubblica.

L’Archivio prova anche che quella delle musiche di tradizione, di cui periodicamente si piange la morte, è una vicenda tutt’altro che conclusa, come attestato dalle rilevazioni di ricercatori più giovani (in particolare Giovanni Amati e Massimiliano Morabito) che, dai canti della notte dei fornai di Toritto alla Bassa musica di Carbonara, dai riti pasquali di Grumo Appula alla diffusione dell’organetto nella Valle d’Itria, sono la testimonianza della straordinaria vitalità di un patrimonio capace di rinnovarsi senza mai smarrire un fondamentale richiamo al lascito dei padri. E accanto agli apporti dei privati ricercatori, come Adriano Castigliego autore di un’indagine sulla serenata nel Gargano, risaltano le collaborazioni istituzionali come quella con il Conservatorio di Foggia, che ha realizzato una magistrale indagine sugli sciamboli” caratteristica forma di canti sull’altalena del Sub-Appennino Dauno, interagendo con gli anziani di un vasto comprensorio per un recupero di un memoria sempre più rarefatta.

Una copiosissima documentazione offerta oltre tutto in uno nuovo ed originale sistema di fruizione che, per la ricchezza delle schede e la completezza dell’impostazione descrittiva, si configura come uno strumento indispensabile per la conoscenza di uno straordinario patrimonio culturale che è ancora lontano dall’essere stato ricostruito in tutte le sue innumerevoli declinazioni, come attestato dai numerosi fondi ancora da catalogare, da quelli frutto delle ricerche di Brizio Montinaro alle raccolte del Museo Nazionale di Arti e Tradizioni Popolari, si cui si concentrerà il lavoro futuro di accrescimento e arricchimento dell’Archivio.

 

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